È stata un’edizione di grande partecipazione e intensità quella della terza “Foresta in Valle”, che ha visto più di 100 persone riunirsi nel suggestivo scenario della Val Canale per confrontarsi sul futuro delle foreste europee. L’evento, promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia e organizzato da Cluster Legno Arredo e Sistema Casa FVG e da Legno Servizi – Cluster Forestale FVG, si è consolidato come appuntamento di riferimento per il dialogo forestale a livello transfrontaliero.

A dare il via ai lavori, sabato 24 maggio presso il Palazzo Veneziano di Malborghetto, il Forum internazionale “Foreste senza confini”, che ha visto la partecipazione di esperti, politici, rappresentanti del settore forestale e cittadini interessati provenienti da Italia, Austria e Slovenia. Un’occasione unica per raccogliere e mettere a confronto visioni e strategie nella gestione sostenibile del patrimonio boschivo condiviso.

“Le foreste non hanno confini, ma condividono sfide comuni. È fondamentale cooperare”, ha dichiarato Carlo Piemonte, direttore dei Cluster Legno Arredo FVG e Italia Foresta Legno, sottolineando il valore del confronto tra territori.

Politiche forestali europee e locali a confronto

Grande attenzione è stata data al ruolo delle politiche forestali nel contesto europeo e locale, con particolare riferimento ai possibili effetti della nuova regolamentazione EUDR (European Union Deforestation Regulation), percepita da più parti come un rischio concreto per i proprietari forestali privati e le microimprese.

Il parlamentare europeo Herbert Dorfmann ha sottolineato l’assenza di una delega esplicita alle politiche forestali in ambito UE, dove l’Unione si limita a una funzione di coordinamento: un vuoto istituzionale che, secondo lui, apre il campo a interpretazioni ideologiche e misure penalizzanti. “Considerare le foreste come intoccabili è un errore: è invece necessario gestirle in modo sostenibile e consapevole”, ha affermato.
Uroš Brežan, parlamentare sloveno, ha portato l’esempio del suo Paese, dove il 95% del territorio è coperto da foreste e la gestione si basa su un modello integrato che bilancia dimensione ecologica, sociale ed economica. L’esperienza slovena è emersa come riferimento per un approccio sistemico e lungimirante.
Stefanie Ofner, membro del Parlamento della Carinzia, ha presentato le strategie della regione austriaca, incentrate su regolamenti locali specifici per la gestione del cambiamento climatico, la prevenzione della deforestazione e la riforestazione.
A rappresentare il punto di vista del Friuli Venezia Giulia, l’assessore Stefano Zannier ha ricordato che quasi metà del territorio regionale è coperta da foreste: un patrimonio prezioso, ma non ancora pienamente valorizzato. Ha quindi invitato a superare visioni rigide e puntare su scienza, tecnica e conoscenza per sviluppare politiche produttive sostenibili, sottolineando l’importanza di trovare un linguaggio comune europeo.

 

 

Viabilità forestale: modelli tecnici a confronto

Tra i temi centrali affrontati, la viabilità forestale è emersa come una priorità non più rinviabile per garantire una gestione attiva e sostenibile dei boschi. I dati presentati mostrano un chiaro divario: in Carinzia si contano 238.000 km di strade forestali (45 metri per ettaro), in Slovenia 35, mentre in Friuli Venezia Giulia solo 8 metri per ettaro, con appena 3.000 km di strade, molte delle quali non accessibili a mezzi adeguati.

Una situazione che comporta difficoltà operative significative sia nella gestione economica delle foreste che nella tutela ambientale. Ne hanno discusso Imerio Pellizzari, presidente di CONAIBO, e Rinaldo Comino, direttore del Servizio Foreste della Regione FVG, che hanno invocato una pianificazione più ampia e snella, criteri condivisi a livello nazionale e un’accelerazione sulla digitalizzazione e l’uso di tecnologie per lo studio del territorio.
Jože Mori, esperto sloveno, ha evidenziato come nel suo Paese la pianificazione delle infrastrutture forestali sia da tempo parte integrante delle politiche di sviluppo rurale e ambientale, grazie a una forte integrazione tra pubblico e privato e al coinvolgimento diretto delle comunità locali.
Anche Thomas Christopher Varch, dalla Carinzia, ha condiviso l’esperienza positiva della regione austriaca, dove la pianificazione forestale si lega strettamente alla valorizzazione turistica, alla formazione degli operatori e alla partecipazione dei proprietari, rafforzando l’interconnessione tra territorio, sostenibilità e sviluppo economico.

 

 

La foresta che cambia: la gestione delle avversità

Il cambiamento climatico è stato un altro filo conduttore trasversale ai lavori, in quanto fattore moltiplicatore di rischi per gli ecosistemi forestali. Il prof. Giorgio Alberti dell’Università di Udine ha illustrato come fenomeni come incendi, galaverna, siccità e proliferazione di patogeni – tra cui bostrico e cancro del pino – siano sempre più frequenti e intensi, minacciando in particolare le foreste dell’Alto Friuli.
Su questi temi sono intervenuti anche Flavio Cimenti, responsabile del coordinamento del Corpo forestale regionale e antincendio FVG, ed Eckart Senitza, vicepresidente dell’associazione europea Pro Silva, concordi sulla necessità di rafforzare i sistemi di monitoraggio precoce, l’igiene forestale e la formazione degli operatori.
Andreja Nève Repe, dell’Ente delle Foreste della Slovenia, ha portato l’esempio di un approccio preventivo nazionale strutturato, mentre la Carinzia ha mostrato come coinvolgere attivamente soggetti a diversi livelli porti a risultati concreti. Il panel ha quindi evidenziato l’importanza di una gestione integrata del rischio, da attuare in chiave sia ambientale che territoriale.

 

 

Formare, pianificare, certificare, gestire

Il panel conclusivo ha affrontato il futuro della governance forestale, partendo da quattro concetti chiave: formare, pianificare, certificare, gestire. Al centro del confronto, il ruolo cruciale della conoscenza tecnica e scientifica nella gestione del bosco come risorsa economica e ambientale.

Marco Bussone, presidente di PEFC Italia, ha sottolineato che il bosco è una ricchezza solo se viene conosciuto e gestito in modo efficiente, ricordando che attualmente in Italia solo il 16% delle superfici forestali è oggetto di pianificazione omogenea.
Maria Rita Gallozzi, presidente di FSC Italia, ha ribadito che le certificazioni come PEFC e FSC non devono essere intese come “etichette”, ma come strumenti di responsabilità collettiva e patti con il futuro, in grado di generare valore sociale, ambientale ed economico.
Al dibattito hanno partecipato anche Aleš Poljanec, dell’Ente per le Foreste della Slovenia, e Anna Sophie Pirtscher, direttrice dell’ente di formazione forestale austriaco Fantossiach, i quali hanno posto l’accento sulla formazione professionale continua e sulla necessità di coinvolgere maggiormente le nuove generazioni, in particolare la fascia under 30, per costruire una cultura forestale condivisa.